MOUNTAINEERING

Arête du Diable

25-26 luglio 2024

Difficoltà D+
Valle d'Aosta, Monte Bianco
Esposizione Sud
0

METRI DI QUOTA

0

VETTE OLTRE I 4000

0

METRI DI DISLIVELLO

0

ORE TOTALI

Un itinerario misto, di cresta, impegnativo e tecnico che tocca sei vette del Monte Bianco oltre i 4000 metri: un sogno per ogni alpinista!

Un avvicinamento di un'ora dal Rifugio Torino, sui ghiacci del Monte Bianco, con scorci mozzafiato sui 4000 del Massiccio.

Una "grande course" impegnativa (quindi da non sottovsalutare), di misto classico, a tratti molto esposta.

Difficoltà: D+ (massimo 5c / IV misto classico)

Materiale necessario: picca, ramponi, imbrago, casco, una corda da 60 metri. Friend (dallo 0,3 al 2), 8 rinvii, allungabili, ghiere, cordini e normale equipaggiamento da arrampicata in quota.

Le protezioni sono da integrare. Le soste in loco sono a spit, alcune sono da attrezzare.

Come per la via degli Svizzeri al Grand Capucin, anche per questa salita abbiamo deciso di affidarci ad Escape Outdoor Guides di Torino, in particolare alla guida alpina Carlo Giuliberti.

Day 1 - Avvicinamento

In macchina fino a Skyway Monte Bianco, a Entrèves (Courmayeur).

Parcheggiare l'auto nei parking a pagamento (interrati o all'aperto) o nei parcheggi liberi vicino a Sky Aviation

Parcheggiata l'auto prendere la funivia fino a Punta Helbronner. In alta stagione consigliamo di prenotare il biglietto.

Da Punta Helbronner scendere in ascensore al Rifugio Torino.

Al rifugio incontriamo la guida alpina Marco Eydallin, con il suo cliente Andrea, anche loro dirette all'Arête. Decidiamo di percorrere insieme l'ambita cresta.

Day 2 - La cresta

Decidiamo di partire dal rifugio alle h 1:30 di notte, per precedere le altre cordate. Dal Rifugio Torino indossiamo ramponi e imbrago, ci leghiamo e percorriamo il ghiacciaio dirigendoci verso il Col Flambeaux.

Dal colle scendiamo in direzione dei Satelliti. Percorriamo il piaonoro che costeggia la parete nord della Tour Ronde ed entriamo nella Combe Maudite.

Alle h 2:30 attacchiamo il canale che sale all'intaglio tra il Corne du Diable e la Pointe Chaubert, oltre al Col du Diable. Saliamo velocemente poi, nel pieno di un traverso, sentiamo un rumore sinistro provenire dall'alto: sassi. Ci mettiamo a correre a gattoni, in mezzo alla scarica di roccia e ghiaccio. Pochi metri e poi ci buttiamo in un provvidenziale crepaccio.

La scarica passa. Respiriamo, ci guardiamo negli occhi: stiamo tutti bene. Marco ha un forte dolore alla caviglia, io al ginocchio, ma sono solo le botte. Decidiamo di proseguire.

Percorriamo il canale quasi in apnea, di corsa, onde evitare altri pericolosi "imprevisti". Alle h 3:45 del mattino siamo finalmente all'intaglio delle due cime e rifiatiamo.

L'aria è tersa e un vento gelido rende la scalata al Corne du Diable (4064 m) non molto piacevole. Alle h 4:30 del mattino la prima guglia è "conquistata".

Con una doppia da circa 15 metri torniamo all'intaglio e attacchiamo la Pointe Chaubert (4074 m): saliamo un'ostica fessura in piena parete e alle h 5 siamo in vetta alla seconda cima.

Con due doppie da 30 metri ci caliamo all’intaglio che porta all’evidente diedro che solca la Pointe Mediane (4097 m). Con un tiro di 25 metri arriviamo alla base del diedro e Carlo attrezza una sosta. La scalata è ben proteggibile con i friend ma è tutt'altro che banale (5b); per non parlare dell'uscita (a sinistra), su un aereo terrazzino. Sapere che la via è stata aperta nel 1926 con scarponi chiodati fa pensare... Dal terrazzino una serie di lame e altre ostiche fessure portano sulle terrazze sommitali della Mediane. E anche la terza vetta è fatta.

Con una doppia da 30 metri raggiungiamo l’attacco della quarta punta, la Pointe Carmen (4109 m). Finalmente il sole inizia a scaldare la roccia e le nostre mani.

Tre tiri non facili, aggrappati a fessure ghiacciate, ci portano in cima al quarto 4000 della giornata e, per un attimo, ci fermiamo. L'alba è grandiosa: il granito rosso del Monte Bianco si infuoca alla luce del sole e le cordate alle nostre spalle disegnano immagini epiche sul filo di cresta.

L'Arête du Diable, Monte Bianco. Fonte: Wikipedia

L'entusiasmo è alle stelle e la scalata della vetta più ambita, l'Isolèe (4114 m), pare fattibile. Ci caliamo con un paio di doppie vertiginose alla breche, dove lasciamo gli zaini.

E' la volta dell'ultima torre. Prima un breve traverso porta a una corda fissa utile per abbassarsi di un paio di metri. Poi continuiamo il traverso fino ad una fessura: saliamo "dritto per dritto", fino ad arrivare ad un passaggio strapiombante ed adrenalinico (5c, un chiodo in loco). Superato lo strapiombo, ci spostiamo a sinistra e seguiamo il filo di cresta. Un ultimo, breve e facile tiro e siamo sulla cima dell'aiguille. É quasi fatta!

Disarrimpiachiamo per pochi metri fino ad arrivare a una sosta a spit e ritorniamo alla breche con una doppia da 60 metri.

Dalla sella ripartiamo alla volta del Mont Blanc du Tacul (4248 m) su terreno detritico e misto non particolarmente impegnativo, grazie all'innevamento ancora abbondante.

Alle h 10 in punto siamo sulla vetta del Tacul, dopo una cavalcata in cresta di circa 9 ore. In breve arrivano anche Marco ed Andrea che hanno condiviso con noi tutta la salita. Ci abbracciamo. E' un momento bellissimo.

Ma il tempo è tiranno e il sole inizia a scaldare. Dopo m15 minuti ripartiamo in direzione Refuge de Cosmique. La via del rientro, già di per sé lunga, diventa eterna a causa del mio ginocchio, del caldo asfissiante e della neve marcia. Vista la situazione, Carlo mi chiede se preferisco risalire all'Aiguille du Midi e prendere la funivia Panoramic du Mont Blanc. No, non molliamo.

Rientriamo al Rifugio Torino alle h 13 in punto. Armando, il mitico gestore del Rifugio Torino, ci accoglie con un sorriso e una stretta di mano: "Che ritmo ragazzi, complimenti". Sorrido, è fatta davvero... e, forse, non siamo stati poi così lenti.

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